La storia del Circolo


Il circolo ravennate nella seconda metà dell'ottocento e nell'epopea risorgimentale




Il circolo ravennate nella seconda metà dell'ottocento e nell'epopea risorgimentale



La Società del Circolo Ravennate fu legalmente costituita il 20 aprile 1860. Erano trascorsi appena alcuni mesi da quel fatidico 13 giugno 1859 (che segnò, dopo cinquecento anni dal suo inizio, la fine del dominio Pontificio su Ravenna), quando un gruppo di giovani notabili, aristocratici e borghesi, già coesi nella «Società Nazionale Italiana» (Associazione ispirata da Cavour con l'obbiettivo di fornire un'organizzazione di sostegno al movimento di unità nazionale attorno al Piemonte) e risoluti nel corrispondere alle stesse aspettative di riscatto anche nel campo della sociabilità ricreativo-culturale, si adunarono nel salone del Rodotto del Teatro Alighieri, per fondare un Club d'élite, che poi denominarono Circolo Ravennate.1

In quei mesi, però, di mutamento epocale per la Romagna, tutte le energie dei membri dell'incipiente sodalizio civico furono coinvolte nel passaggio dal potere Pontificio al costituendo Regno d'Italia e fu così ritardata la legale fondazione del Circolo. D'altronde il fitto calendario politico non diede respiro ad altre iniziative: con il «Plebiscito» dell'11-12 marzo 1860, i romagnoli votarono la definitiva annessione al Regno di Sardegna; il Consiglio Comunale, il 23 marzo, eleggerà la nuova Giunta, presieduta dal primo Sindaco ravennate, il Marchese Vincenzo Cavalli; infine, le elezioni generali del 25 e 29 marzo, che portarono nella nuova Camera i nostri primi rappresentanti, il Conte Gioacchino Rasponi e i Dottori Sebastiano Fusconi e Luigi Carlo Farini.

Infatti, l'atto fondativo del Circolo Ravennate si concretizzò il mese successivo a queste vicende, nell'adunanza del 20 aprile, allorché si approvò lo Statuto, si nominò la Direzione e si scelse la sede sociale nel piano nobile del prestigioso Palazzo Gargantini, già Rasponi Dal Sale2 (ora UniCredit Banca, in Piazza del Popolo). Nella stessa assemblea, venne «accolta con unanime acclamazione» la proposta della Direzione e del suo primo Presidente, il Conte Achille Rasponi «di nominare a Socio onorario» l'Avvocato piemontese Marchese Emanuele Luserna di Rorà (da poco rientrato a Torino per essere eletto Sindaco, dopo aver rivestito la carica di primo «Intendente Generale» della Provincia, poi denominato Prefetto), per il merito di essere «quello che fu dei principali iniziatori di questa Società3».

Il Marchese di Rorà (1815-1873), fu l'ispiratore del Circolo, esso essendo stato fondato sul modello dei Circoli inglesi, ed in particolare del Circolo del Whist di Torino, di cui il Rorà era socio, che era stato costituito nel 1841 su iniziativa del Conte Camillo Benso Di Cavour; lo Statuto del Circolo Ravennate ricalcava testualmente quello del "Whist". Il grande merito del Rorà - nonostante il breve soggiorno in Città, dal 24 luglio 1859 al 26 marzo 1860 - fu quello di aver speso tutta la propria autorità nel progetto per l'ampliamento e il restauro del nostro scalo marittimo. Riconoscente per l'importante servigio prestato (con Decreto Governativo del 3 febbraio 1860, il Governatore dell'Emilia Luigi Carlo Farini, approvò il progetto e dichiarò il nostro porto di interesse nazionale); nell'adunanza del 18 febbraio, il Consiglio Comunale aggregò il Rorà alla cittadinanza e al patriziato ravennate e, nel 1862, eresse il suo busto nell'antisala Consigliare.4

Prima dell'apertura della sede sociale però il Circolo Ravennate dovette richiedere l'approvazione dello Statuto al Ministero dell'Interno. Si incaricò di assolvere l'incombenza il patriota - e tra i più stimati Avvocati del foro civile cittadino - nonché socio del Club, il Cav. Giacomo Camporesi (1820-1892) che, dopo la partenza del Rorà, tenne la reggenza d'Intendente Generale (poi denominato Prefetto) fino al 28 maggio, quando subentrò nell'ufficio l'Avv. Cav. Filippo Rey. La risposta positiva del Ministro, il Conte Camillo Benso di Cavour, giunse il 4 maggio, proprio nel giorno precedente l'inaugurazione della sede. D'altronde, tra i fondatori ed ispiratori del Club, insieme al Rorà, c'erano il Conte Giuseppe Pasolini e i Conti Gioacchino e Achille Rasponi, che nei loro soggiorni torinesi, furono abituali frequentatori del più esclusivo Circolo d'élite: la «Società del Whist». La finalità associativa, ovverosia «la riunione in apposito locale, di civili persone, per ivi trattenersi nella conversazione, in giochi permessi, e nella lettura di libri e giornali», è identica allo Statuto torinese.5

Finalmente, dopo mesi di gestazione, il 5 maggio, si aprirono i battenti dell'appartamento nobile di Palazzo Gargantini per il vernissage inaugurale: «Sabato sera alle ore 6 e mezzo precise fu la solenne apertura del Circolo Ravennate. I graziosi locali erano pieni come un uovo; l'eletta della nostra gioventù, molti militari, parecchi forestieri. Nel grazioso giardinetto annessovi, che a notte fu scherzosamente illuminato, la banda militare rallegrò la brigata con ben concertate armonie. Si cantò, si giocò, si lesse, per chi n'ebbe voglia, e se, a compir la lieta festa, le belle e gentili signore di Ravenna avessero tenuto l'invito, e fossero venute a letiziare con la loro presenza l'ameno locale, la contentezza sarebbe stata maggiore. Il Circolo ha in sè una cucina ben fornita, un caffè ben condotto, questo per chi ama le distrazioni della ugola e dello stomaco.

Per quelli che sono vaghi delle distrazioni della mente, diremo che vi ha un gabinetto di lettura, una biblioteca, un pianoforte; infine, coloro che non desiderano altro che di sciupar senza noia un'oretta sappiano che vi hanno carte da giuoco, scacchi e dame di legno, beninteso, e con le rispettive pedine6».

L'appartenenza al Circolo era esclusiva e limitata ai ceti più abbienti, per cui il Club venne abitualmente chiamato dai «Ravignani»: "Zircul di Sgnur". D'altronde per diventare Soci, già nel 1860, l'iscrizione - o il «buon ingresso», come lo definiva lo Statuto - costava annualmente £ 15 e mensilmente £ 5,30, quest'ultima ridotta nel 1865 a £ 3.7

Le quote rimarranno inalterate fin oltre il 18958, e se le riferiamo a quel periodo, si dimostrano di un peso assai elevato. Tant'è che nel 1874, sotto la Presidenza del Conte Gioacchino Rasponi, il numero dei Soci era di sole 68 unità.9

Del resto al Circolo era assicurata l'apertura per tutti i giorni della settimana dalle ore 9 del mattino alle ore 2 della notte, con personale di servizio sempre a disposizione dalla colazione alla cena e per ogni altra attività sociale. Inoltre la Direzione investiva considerevoli somme di denaro per dotare le sale di ogni comfort, quali: il telefono - installato nel 1882, prima utenza a Ravenna - e il fonografo Edison, per fare qualche esempio.10

Nel primo triennio il Circolo affiderà la Presidenza al discendente del casato patrizio più antico e prestigioso della Città, il venticinquenne Avv. Cav. Conte Achille Rasponi (1835 - 1896), ultimogenito del Conte Giulio e della Principessa Luisa, figlia di Gioacchino Murat. Ardente patriota, massone, fu tra i primi ad aderire alla causa liberale e filopie montese. Quando, nel 1859 - 1860, il grande statista Luigi Carlo Farini sarà Dittatore dell'Emilia e Governatore delle Romagne, lo chiamerà a Modena come Segretario del Governo provvisorio. Tornato in Ravenna, s'impegnò assiduamente affinché si affrettassero i tempi dell'annessione al Regno d'Italia, e solo dopo la sua proclamazione, sposò a Parigi la Principessa Costanza Ghika di Budapest, figlia di Costantino, Grande Ospodaro della Valacchia.

Dal 1865 fu eletto - nel collegio di Santarcangelo di Romagna - per quattro Legislature consecutive alla Camera dei Deputati; carica alla quale rinunciò nel 1876 a seguito della sua nomina a Senatore del Regno. Attivissimo anche nella vita amministrativa cittadina, fu per molti anni Consigliere e Assessore Comunale, poi Consigliere Provinciale. Come ricco possidente, per le sue specifiche competenze, fu chiamato alla Presidenza del «Comizio Agrario» (l'antesignano dell'Associazione Provinciale degli Agricoltori). Nel 1881, ritornò alla Presidenza del Circolo Ravennate ma, nel 1892, a seguito di una penosa malattia, rinunciò alla carica e si ritirò dalla scena pubblica.11

Nella prima Direzione, vennero eletti a Vicepresidente il Dr. Vincenzo Rambelli, a Segretario il Conte Giovanni Ginanni Corradini, a Tesoriere il Conte Giuseppe Ginnasi Monaldini e a Direttori il Conte Francesco Dalla Torre, il Conte Gioacchino Rasponi, l'Avv. Emilio Lavaggi, il Dr. Achille Malagola, l'Ing. Romolo Conti, il Dr. Aristide Dragoni e il Dr. Federico Fabbri. Significativa fu, nei primi anni di vita del Club, la presenza nella Direzione del giovane Federico Fabbri, semplice funzionario prefettizio e praticante giornalista, ma con un passato di patriota per la sua partecipazione alla Campagna Quarantottesca. Tale status sociale è la riprova che le cariche sociali non venivano solo selezionate e distribuite equamente tra le personalità più rappresentative e facoltose del sodalizio, bensì erano offerte anche a quei Cittadini d'indole liberale, che si erano distinti sul campo per l'indipendenza e l'unità d'Italia. Questo fu senz'altro un motivo d'orgoglio dei soci fondatori, oltre che un indice d'alta democrazia interna.12

Il Cav. Dr. Federico Fabbri (1835-1912) in seguito fece una brillantissima carriera nel giornalismo. Lasciò definitivamente il ruolo prefettizio (dopo avere ricoperto la carica di primo Segretario) per emigrare in Alessandria d'Egitto, dove fondò e diresse il «Corriere Egiziano», eco della florida colonia italiana. Della sua lunga carriera di giornalista e pubblicista memorabile fu la sua collaborazione come capo redattore del Quotidiano romano «La Tribuna». A tale impegno fu chiamato nel 1884 dall'amico Alfredo Baccarini che lo volle al fianco del Direttore Attilio Luzzato per sostenere l'azione politica della Sinistra Parlamentare.
Quando, nell'ottobre del 1900, il foglio passò di proprietà al Sen. O. Roux, Fabbri lasciò la Direzione (dopo la morte dell'On. Luzzato, condivise per alcuni mesi l'incarico con L. Mercatelli) per fondare l'anno successivo «La Patria». Esperto di politica internazionale, Fabbri, con linguaggio chiaro ed efficace, fu tra i primi a sostenere una politica italiana di sviluppo delle fonti energetiche nel Mediterraneo. Giornalista dotto e sagace terminò la carriera come Vicepresidente dell'Associazione della Stampa Italiana. Fabbri, 33º grado nella Massoneria, fece parte del Consiglio nazionale del Grande Oriente d'Italia di Palazzo Giustiniani.

Altri eccellenti Consiglieri si distinsero sul campo della prima guerra d'Indipendenza nazionale: il Cav. Uff. Ing. Angelo Baronio (1825-1904), l'intellettuale Dr. Gaspare Martinetti Cardoni (1825-1888), il Cav. Conte Lucio Rasponi Dal Sale (1827-1916), il Cav. Marchese Giovanni Pasolini (1830-1901). Un altro eminente socio, il Cav. Federico Plazzi (1823-1904), detto "Picciona", fu tra i patrioti che, nell'agosto 1849, avviarono la «Trafila», salvando Garibaldi dagli austriaci.

Il Cav. Ing. Claudio Rasi (1829-1914) combatté nella Campagna militare del 1859. Come non ricordare i fratelli Poletti, il Dr. Tullo (1847-1904) e il Cav. Avv. Pio (1846-1936), volontari Garibaldini nella Campagna militare del 1866, il Cav. Marchese Ferdinando Guiccioli (1845-1916), il Cav. Uff. Achille Testoni (1843-1903), il Tenente di Vascello della riserva Cap. Pausania Roncaldier (1844-1895), l'Avv. Alessandro Mascanzoni (1843-1923), che combattè come volontario Garibaldino a Bezzecca nel 1866.

Un altro socio, fortemente animato da sentimenti liberali, che lo portarono ad essere nel 1849 uno dei più attivi sostenitori a Ravenna della Repubblica Romana, in cui venne eletto Deputato nell'Assemblea Costituente, fu il Cav. Dr. Antonio Monghini (1822-1875). Possidente, massone ed esponente di rilievo del Partito moderato, dal 1861 fu Consigliere Comunale e Provinciale, primo Governatore della Banca Nazionale (dal 1864 Banca d'Italia) e, dal 1863, Consigliere e in seguito Vicepresidente della Camera di Commercio. Come appartenente all'alta borghesia ravennate, fu considerato un avversario dei ceti più deboli e questo motivo bastò per iscriverlo nella lista nera della Setta degli accoltellatori.

Fu il primo degli undici crimini compiuti dalla setta: poco prima della mezzanotte del 3 gennaio 1865, mentre rincasava dopo una serata trascorsa al Circolo, sulla via Mazzini, Monghini venne accoltellato. I due attentatori ritennero di averlo ucciso, ma Monghini se la cavò con una ventina di giorni di convalescenza. Per la sua forte preparazione in ambito finanziario e per le sue qualità di banchiere, nello stesso anno dell'aggressione, accettò la carica di Governatore della Banca Nazionale (poi d'Italia) e si trasferì a Firenze (Capitale del Regno d'Italia). Nel 1867 si dimise dall'incarico per ritornare a Ravenna, dedicandosi esclusivamente alla cura delle sue terre.

Il Circolo, fin dalla sua origine, ripropose nella propria compagine sociale, nel Consiglio direttivo e alla Presidenza la classe dirigente liberale ravennate. I suoi Presidenti prima furono i notabili dell'aristocrazia e, dopo la prima guerra mondiale, subentrarono i notabili della medioalta borghesia cittadina, che continuarono ad essere, in modo militante, i portatori di quei valori illuministi, liberali che neppure il Fascismo riuscì a scalfire.

Numerosi furono gli attestati di appartenenza ideale e di fedeltà verso lo Stato sovrano e la Casa regnante dimostrati dal Circolo, sin dal primo anno della fondazione, quando «Il primo Soldato dell'Indipendenza», il Re Vittorio Emanuele II, il 2 ottobre 1860, giunse a Ravenna accolto nella piazza Maggiore da un tripudio di folla.13

Lo stesso avverrà il 22 settembre dell'anno successivo con i Principi Umberto e Amedeo.14

Nel novembre del 1878, dopo il vile attentato di Napoli alla vita del Re Umberto I, che coinvolse anche il Presidente del Consiglio On. Benedetto Cairoli, il Circolo spedirà un telegramma di condoglianze al Ministro Baccarini15.

Lo stesso avverrà il 22 settembre dell'anno successivo con i principi Umberto e Amedeo. Nel novembre dell 1878, dopo il vile attentato di Napoli alla vita del Re Umberto I, che coinvolse anche il Presidente del Consiglio On. Benedetto Cairoli, il Circolo spedì un telegramma di condoglianze al Ministro Baccarini. Nell'ottobre del 1883, il Conte Achille Rasponi, Presidente del locale «Comitato pel pellegrinaggio a Roma» (sorto per commemorare il 9 gennaio 1884 il 25º anniversario dell'Indipendenza), aprì nelle sale del Club una sottoscrizione per donare al Re l'album di Ravenna e il gonfalone della Provincia.16 Nell'agosto del 1888 la Città approfittò del viaggio in Romagna di Re Umberto I e del Principe di Napoli (il futuro Vittorio Emanuele III) per inaugurare ufficialmente, alla presenza dei Sovrani, il «Monumento ad Anita Garibaldi e ai Martiri delle guerre d'Indipendenza Nazionale». Alla cerimonia dell'11 settembre il Circolo sfilò nel corteo con il proprio labaro insieme ad altre associazioni con il tricolore.17

Nel maggio del 1892 Sua Altezza Reale il Duca d'Aosta, Emanuele Filiberto, si trattenne a Ravenna per diversi giorni per assistere alle esercitazioni dell'artiglieria a Porto Corsini. La sera del 16 maggio, accompagnato dai suoi attendenti, si recò al Circolo per un rinfresco in suo onore, dove ad ossequiarlo c'erano i Senatori Conte Achille Rasponi e il Conte Pier Desiderio Pasolini, l'On. Luigi Rava e i Generali Tournon e Morozzo.18

Nel settembre del 1895, nella ricorrenza del 25º anniversario della presa di Roma, in Città si formò un Comitato il cui scopo era quello di raccogliere la somma necessaria per inviare nella capitale un dono - il Municipio offrì una medaglia d'oro, mentre il Comitato un remontoir anch'esso d'oro - e i migliori tiratori alla Gara di tiro a segno nazionale.

Anche il Circolo fu tra gli oblatori ravennati e il 20 settembre fu presente alla commemorazione cittadina.19 A distanza di pochi mesi il Club, dopo una visita ufficiale alla Città, offrì un rinfresco a S. E. l'On. Ministro della Pubblica Istruzione Guido Baccelli.20

Due anni più tardi, nel 1897, il Circolo ospitò un altro Ministro dell'Istruzione, il Sen. Conte Giovanni Codronchi. Il Circolo non fu soltanto un luogo di relax dell'élite cittadina, dove trascorrere ore piacevoli al tavolo da gioco, al biliardo, nella lettura di giornali e riviste italiane ed estere o nelle altre attività sociali. Lo stesso, fino agli inizi del Novecento, occupò un ruolo centrale nella vita civile e amministrativa ravennate, in quanto i suoi membri erano generalmente ai vertici delle maggiori Istituzioni pubbliche ed associative. Le sue ospitali sale furono convegno di cene e di riunioni che determinarono anche l'inizio, o il loro coronamento, di importanti iniziative sociali e culturali.

Per fare qualche esempio, quando nel 1870, per supplire ad una domanda crescente di sviluppo industriale e commerciale del nostro scalo marittimo e di impegno delle maestranze locali, il Conte Gioacchino Rasponi si attivò per impiantare a Ravenna il primo cantiere nautico. A suggello di tale importante iniziativa l'anno successivo il Conte offrì una cena al Circolo agli imprenditori della neonata Società del cantiere e alla Giunta Comunale, di cui egli era l'Assessore anziano.21

Lo stesso avverrà per altre due decisive opere infrastrutturali: nel 1875 si offrì un rinfresco ai delegati dei Comuni che si associarono per il progetto del tronco ferroviario Ravenna-Venezia; nel 1886 un altro rinfresco venne offerto all'Ing. Cesare Delfini, caposezione del tronco ferroviario Ravenna-Rimini.22

Nei primi anni ottanta dell'Ottocento la nostra Città non era ancora dotata di un moderno ippodromo (i ravennati, per assistere alle corse dei cavalli, dovevano attendere il periodo carnevalesco quando la Società di Mariola organizzava queste manifestazioni nel piazzale di San Vitale), che nelle Città limitrofe richiamava già da anni un pubblico numeroso e un buon introito economico.

Per sopperire a tale mancanza un gruppo di soci si adunò nel Circolo per fondare una Società delle corse avente lo scopo della gestione dell'impresa, qualora il Municipio accettasse di realizzarlo. La richiesta fu accolta dalla Giunta, così che la Società realizzò la pista ai giardini pubblici e, nel settembre del 1886, vennero organizzate le prime corse tra dilettanti per raccogliere ulteriori fondi da devolvere alle famiglie che precedentemente furono colpite dall'epidemia colerica.23

Il Circolo, sin dalla sua fondazione, fu, per eccellenza, anche il luogo di accoglienza delle gerarchie militari. Tale accoglienza però non fu solo determinata dalle norme statutarie che prevedevano per i forestieri l'ingresso al Club solo nella categoria dei soci «abbuonati24», bensì si fondava su forti valori condivisi e di classe (molti membri, come si è già detto, combatterono al loro fianco per l'unità della Nazione e, in seguito, altri ancora intrapresero la carriera militare), che si consolidarono ulteriormente quando, nel 1884, Ravenna fu scelta come sede del Comando militare di Divisione, con gli uffici direzionali in Palazzo Spreti, proprio dove aveva la sede sociale il Circolo25 (nell'odierna Via Paolo Costa).

Da questo momento fino al giugno 1940, tra i soci e gli Ufficiali vi fu un'intesa particolare che, nella seconda metà degli anni Trenta, condusse anche a rapporti di collaborazione ricreativo-mondana.

Nonostante la cronaca coeva sia avara di notizie sull'accoglienza prestata agli Ufficiali sappiamo che essi furono già graditi ospiti del sodalizio nei primi anni postunitari, quando erano di passaggio con le truppe o quando soggiornavano in Città per le esercitazioni di tiro a segno nel nostro pineto.26 Comunque rimarrà memorabile lo scambio di cortesie tra i soci e il Capitano di Fregata Conte Simone Pacoret de Saint Bon (il quale fece una brillantissima carriera fino a diventare Capo di Stato Maggiore della Marina e poi Ministro della Marina) che, nel novembre del 1860, ormeggiò per alcuni giorni al porto con la pirocannoniera "Confienza", per poi portarsi all'assalto di Gaeta.27
Nei giorni in cui gli Ufficiali non erano impegnati in esercitazioni o in eventi bellici, la loro presenza fu sempre costante nelle sale del Circolo e determinante per la buona riuscita di una serata mondana, soprattutto durante il periodo carnevalesco, quando la Direzione organizzava tali intrattenimenti.28
Inoltre i soci manifestarono in molte circostanze stima ed affetto verso le Autorità militari e per ciò che rappresentavano.
Alla partenza degli Ufficiali per il fronte venivano loro offerte cene di commiato, a cui in genere seguivano brindisi e lunghi discorsi entusiastici sui figli migliori che andavano a immolarsi per la Patria; come altrettanti entusiastici discorsi seguivano quando giungevano buone notizie dai campi di guerra.30 Oppure al ritorno degli Ufficiali dalle esercitazioni militari, o se erano di passaggio dal porto le unità navali della nostra Marina, si organizzavano ricevimenti e feste in loro onore.31

Fondamentale per la nascita del Circolo fu l'adesione di giovani notabili del patriziato locale. Quasi tutti i blasoni dell'aristocrazia ravennate furono presenti o aderirono negli anni successivi: i Rasponi, i Pasolini, i Guiccioli, gli Spreti, i Lovatelli, i Guaccimanni, i Cavalli. Ma tra questi casati, i Rasponi furono predominanti, sia per il numero dei suoi componenti, sia per il peso politico-economico e culturale che eserciterano sulla comunità, tanto da essere una «Comunità rasponizzata32».

Oltre ai già ricordati Conti Gioacchino e Achille e il Conte Lucio, furono Soci fondatori anche il Conte Costantino Rasponi Dalle Teste, il Conte Ferdinando e il Conte Cesare Rasponi-Bonanzi. Il Conte Costantino Rasponi Dalle Teste (1817-1874), esponente del Partito moderato, fu Consigliere Comunale, ma i suoi lunghi soggiorni fiorentini non gli permisero di dedicarsi attivamente alla politica locale.

Tuttavia egli legò il suo nome alla Città disponendo nel testamento che, dopo la sua morte, si mantenessero con i frutti annui di un capitale di 40.000 lire quattro malati cronici nel nostro ospedale.

Il Cav. Conte Ferdinando Rasponi (1834-1892) fu Vicepresidente della locale Società Nazionale Italiana e, nel 1859, Deputato di Ravenna all'Assemblea delle Romagne. Dal 1860 fu il Comandante della Guardia nazionale. Consigliere Comunale, nel 1876 aderì alla Federazione Democratica Progressista. Maestro del loisir, nel 1869 fondò la Società di Mariola e, nel 1872, la Società balnearia, delle quali fu il primo Presidente. Cultore dell'arte, la sua bella e fastosa dimora (demolita per erigervi il Palazzo della Provincia nell'attuale Piazza dei Caduti per la Libertà) era ricca di opere d'arte, tra le quali la statua del Canova "La Musa Erato". Il Palazzo fu trasformato nel sontuoso Grand Hôtel Byron da Geremia Zoli, ardente massone, già Maestro di Casa del Circolo Ravennate al Palazzo Spreti, il quale era stato incoraggiato e sostenuto in questa impresa dallo stesso Presidente del Circolo Conte Achille Rasponi. Alla morte di Zoli la nuova gestione risultò fallimentare, così che, dopo vari passaggi, il palazzo fu acquistato dalla Federazione Provinciale delle Cooperative che lo destinò a propria sede.

Il Sen. Cav. Conte Cesare Rasponi-Bonanzi (1822-1886) nel 1849 fece parte della Commissione provvisoria di Governo. Leader del Partito moderato, fu Consigliere Comunale e Provinciale, inoltre, nelle elezioni politiche del 1874, sconfisse il cugino Gioacchino e fu eletto Deputato al Parlamento nazionale. Fu massone Primo Massaro della Casa Matha, dal 1870 e per un decennio fu anche Presidente della Cassa di Risparmio.

In quanto alle altre personalità patrizie del Circolo, meritevoli per le cariche istituzionali locali e nazionali, vanno ricordati l'On. Sen. Dr. Conte Giuseppe Pasolini (1815-1876), che fu Gonfaloniere (Sindaco) di Ravenna, Ministro degli Esteri, Presidente del Senato del Regno d'Italia, Sindaco di Roma. Il Sen. Prof. Conte Pier Desiderio Pasolini (1844-1920), figlio di Giuseppe, fu Accademico dei Lincei, Senatore e benemerito tutore dei monumenti ravennati, al restauro dei quali contribuì in prima persona. Il Marchese Antonio Cavalli (1795-1873), eletto Sindaco di Ravenna il 23 marzo 1860, fu Presidente della Cassa di Rispamio. Il Cav. Marchese Bonifacio Spreti (1809-1894), anch'egli fu Gonfaloniere (Sindaco) di Ravenna. L'On. Cav. Marchese Ignazio Guiccioli (1806-1879), patriota dei moti del 1831, fu eletto Deputato nel 1867 e Senatore nel 1870. Il Sen. Cav. Marchese Alessandro Guiccioli (1843-1922), figlio di Ignazio, fu Diplomatico, Deputato, Sindaco di Roma e infine Senatore. Il Sen. Avv. Conte Cosimo Fabri (1836-1894), fu Sindaco di Ravenna dal 1869 al 1871 e Presidente della Cassa di Risparmio.

Un altro notabile aristocratico, che per molti anni ricoprì la Vicepresidenza del Circolo, fu il Conte Giuseppe Ginnasi Monaldini (?-1877), imprenditore agricolo, titolare di vaste proprietà nelle campagne tra Ravenna e Forlì, fu eletto in Consiglio Comunale sin dal 1860 e fece parte del Consiglio della Cassa di Risparmio e della Casa Matha.

Filantropo, fu anche per molti anni Vicepresidente dell'Asilo infantile, dove mise mano alle proprie tasche in momenti di difficile congiuntura dell'Istituto. Uomo moderato e dai forti sentimenti cattolici, quando al Circolo - come racconta l'Avv. Pio Poletti - «si discuteva del probabile e desiderato evento» della presa di Roma, egli, in un momento di smarrimento, se ne uscì con queste parole: «A Roma non ci si va, se ci si va, non ci si sta, se ci si sta, è la fine del mondo».33 Chissà quali altre parole di sgomento avrà espresso il Conte quando imparò che il mazziniano Conte Giovanni Ginanni Corradini (1825-1897) - con il quale condivise la prima Direzione del sodalizio - in quel fatidico 20 settembre fu ferito proprio a Porta Pia. Egli venne sepolto nella cappella gentilizia della sua grande villeggiatura, chiamata "La Monaldina" sulla Via Ravegnana verso Forlì.

Quali protagonisti dei primi decenni di vita associativa del Circolo, troveremo anche i notabili della medio-alta borghesia cittadina: banchieri, imprenditori agricoli e industriali, commercianti e liberi professionisti affermati. Assai significativa, in tal senso, per il ruolo che ricoprì nelle Istituzioni libere e private, fu l'adesione del banchiere Dr. Cav. Emilio Ghezzo (1814-1894), massone, esponente di spicco del Partito moderato e facoltoso possidente agricolo, egli fu il proprietario del Banco di sconto della Città. Sin dal 1863 fu il Presidente della Camera di Commercio e, dal 1881 al 1890, Presidente della Cassa di Risparmio.

Come il Monghini, anch'egli fu vittima della Setta degli accoltellatori che lo ritenne, per le cariche istituzionali ricoperte, uno dei responsabili del rincaro del grano.

Tra coloro che si distinsero in Città per l'attività filantropica, indubbiamente un ruolo di primo piano fu quello dell'Ing. Terenzio Zarabbini (1836-1880), Socio fondatore del Circolo, patriota e possidente, che lasciò il proprio patrimonio al Comune affinché si realizzasse un «Ricovero di mendicità» per anziani, purché portasse il suo nome; esso fu, però, inaugurato solo nel 1891, nell'isolato compreso tra le Vie G. Guaccimanni e G. Mazzini. Nel 1908 fu accorpato all'altro ricovero di mendicità "Garibaldi" e il suo busto, scolpito da Gaetano Zirardini, si trova tuttora alla Casa per anziani in via di Roma.34

Il Circolo ricordò solennemente la morte di Zarabbini, ucciso da un suo contadino in una tenuta presso il Savio.

Il Rag. Cav. Giuseppe Rava (1834-1879), Socio fondatore del Circolo, invece, fu conteso per le sue doti di abile amministratore, sia da Istituti pubblici che da privati: il Comune, la Provincia, la Cassa di Risparmio, la Congregazione di Carità e la Società Operaia. Per molti anni fu Consigliere Comunale e Provinciale. Dopo la morte del Conte Gioacchino Rasponi, presiedette la Federazione democratico-progressista, ma rinunciò all'offerta di rappresentare la Città al Parlamento «per innato sentimento di modestia».

Al suo accompagno funebre tutta la Città fu presente a commemorare l'uomo buono e onesto, padre del Prof. Luigi Rava.35

Secondo Presidente del Circolo, l'esponente più rappresentativo dei liberali ravennati che subentrò al fratello Achille, fu il Conte Gioacchino Rasponi (1829-1877), già Presidente della Società nazionale e, nel 1859, Deputato all'Assemblea Costituente delle Romagne per poi essere eletto l'anno successivo in Parlamento. Da uomo aperto e liberale qual egli era, nonostante fosse cugino di Napoleone III e per un certo tempo candidato ad un trono nell'Italia centrale, scelse la causa dell'Unità nazionale. Non a caso, nel 1858, sposò la Principessa Costanza Ghika, sorella di Pulcheria, matrimonio che avrebbe favorito Napoleone III nella sua politica di penetrazione francese nella penisola balcanica.

Fu Sindaco di Ravenna dal 1863 al 1865, poi ancora nel 1873, al suo ritorno da Palermo dove, per spirito di servizio nazionale, ricoprì la carica di Prefetto. Durante il suo primo mandato di Sindaco promosse i lavori presso il Sepolcro di Dante per il VI centenario della sua nascita, che portarono al ritrovamento delle ossa del Poeta. Fu altresì promotore e supremo mecenate dell'Associazione della Sacca e di quella Operaia, concepita per favorire lo sviluppo del lavoro e dell'occupazione in Città; inoltre, per venire incontro alle classi più disagiate, fondò la prima cooperativa di consumo della Città. Fu anche l'iniziatore dell'Associazione Industriale. La sua morte fu un vero dramma per Ravenna e le testimonianze di cordoglio giunsero da tutta Italia; anche il Circolo sarà presente all'imponente accompagno funebre e negli anni successivi sempre si recò a commemorarlo nel sacello di famiglia a Torri di Mezzano.36

Molto rilevante fu l'adesione al Circolo, sin dalla fondazione, del trentaquattrenne On. Cav. Ing. Alfredo Baccarini (1826-1890), Ingegnere del genio Civile, dal 1873 al 1886, fu nel nostro 1º Collegio elettorale il rappresentante alla Camera dei Deputati; dal 1878 al 1883 fu anche Ministro dei Lavori Pubblici. Se la sua attività ministeriale e parlamentare lo tennero lontano dagli amici e dalla Città che lo aveva adottato, egli però, si adoperò sempre per il suo sviluppo economico, avviando le opere di bonifica e interessandosi del nostro porto, che già - dopo il decreto di L.C. Farini - lo videro all'opera. Per questi e altri meriti, nel gennaio 1889 il Consiglio Comunale gli conferì la cittadinanza onoraria. Baccarini, durante le sue rare e brevi apparizioni a Ravenna, era abituato a fermarsi in Piazza Vittorio Emanuele II (l'attuale Piazza del Popolo) dall'amico garibaldino Cesare Orioli alias lo "Schizzone", conduttore del Caffè del Risorgimento37, ritrovo della crème borghese, per essere aggiornato dagli avventori sulle ultime novità locali.

Baccarini soleva poi recarsi al Circolo a salutare gli amici, soprattutto l'Ing. Conte Luigi Guaccimanni, Sindaco di Ravenna, con lui e con Domenico Farini, fondatori della Federazione Democratico-Progressista. In una di queste visite - che coincisero con l'arrivo in Città del famoso esploratore Alfonso Maria Massari, compagno di viaggio di Pellegrino Matteucci, da poco scomparso - presenziò al pranzo offerto dal Club in onore del suddetto in visita ufficiale.38

Nei confronti di Baccarini, il sodalizio nutrì sempre una stima profonda al punto che, dopo la sua scomparsa, per ben due lustri, il 3 ottobre, si recò a Russi a commemorarlo con labaro e ghirlande.39 Inoltre, quando nel 1908 fu inaugurata la targa celebrativa nella sua casa romana, furono presenti E. Nathan, F. Fabbri e il nostro Presidente della Provincia, Rag. Pietro Cagnoni.40

Un'altra stimata personalità politica, aderente al Circolo, il Sen. Cav. Uff. Domenico Farini (1834-1900), figlio di Luigi Carlo - Deputato dal 1864 al 1886, Presidente della Camera, Presidente del Consiglio dei Ministri e Senatore - nel settembre 1872 fu anch'egli insignito della cittadinanza onoraria. Nei suoi soggiorni a Ravenna fu una presenza costante al Circolo, dove si faceva recapitare la corrispondenza.41

Dopo la prematura scomparsa del Conte Gioacchino Rasponi, nel 1878, l'Assemblea generale dei Soci elesse a suo terzo Presidente il Cav. Conte Ugo Lovatelli Dal Corno (1848-1898), discendente di una famiglia patrizia tra le più facoltose della Città e seconda in rendita fondiaria solo ai Rasponi. Agrario, imprenditore (era proprietario dell'omonimo mulino Lovatelli nel Borgo San Rocco), fu Sindaco della Città quando, nel 1876, l'Amministrazione Comunale era governata dal Partito moderato.

Tra le molte cariche istituzionali ricoperte significative furono la Presidenza della Società balnearia e della Società filodrammatica. Cultore del bello, nel suo monumentale palazzo cinquecentesco di Via G. Mazzini era custodita una delle gallerie d'arte tra le più importanti della Città per qualità delle opere. Il Conte Lovatelli, nel primo anno del suo mandato, avviò un piano di modernizzazione, richiesto dai soci, del solito cliché ricreativo. Sotto il suo impulso il Circolo - che fino a quel momento era stato concepito come un luogo di ritrovo esclusivo del notabilato maschile cittadino - aggiornò lo Statuto sociale per estendere l'offerta ricreativa anche alla partecipazione delle famiglie dei soci, soprattutto nel periodo carnevalesco, quando la Città era un pullulare di feste mondane. Ma i locali della sede non si prestavano a tali feste e già da diversi anni i soci lamentavano «i troppo numerosi e microscopici ridotti che anziché riunire, dividono maggiormente».42

Se in un primo momento si pensò di adattare i locali della residenza,43 in seguito prevalse la scelta di trovarne una nuova. Infatti, nell'aprile del 1878, il sodalizio si trasferì nelle più comode e ampie sale di Palazzo Spreti44 (nell'odierna Via Paolo Costa), dove, nel gennaio dell'anno successivo, si tenne la prima festa sociale.45

Negli anni a venire la Direzione organizzò, durante il Carnevale, un fitto programma di soirées, di matinées, compresa la festa sociale che, nel tempo, per sfarzo delle scenografie, delle toilettes, e dei cotillons offerti alle signore, entrarono nell'immaginario collettivo non solo della Città, tant'è che la cronaca mondana ne descrisse minuziosamente tutti gli aspetti, compreso l'immancabile ballo-quadriglia di chiusura:
«Quando nel Circol dei Signor postremo si snodava il biscion Garaviniano».46

Inoltre, per dare ancor più lustro a questi eventi, gli ambienti vennero decorati con due cicli di affreschi eseguiti in periodi diversi: il primo nel 1889 dal pittore Corazza47, il secondo dal nostro valente Enrico Piazza.

Gli eventi mondani non si esaurivano solo con l'inizio della Quaresima, bensì riprendevano nella stagione lirica di maggio quando la Direzione invitava gli artisti che si esibivano nel nostro Teatro Alighieri per una serata in loro onore. Oppure erano invitati i bravi musicisti locali, quali il Maestro Ottorino Ligi e il Violoncellista Prof. Amleto Fabbri, entrambi stimati professionisti di fama nazionale48.

A proposito di eventi mondani49 come non ricordare il 25º anniversario della fondazione che si tenne il 7 maggio 1885 nella fastosa villeggiatura "La Monaldina" (sulla via Ravegnana verso Forlì), messa a disposizione dal socio Dr. Giuseppe Nadiani Monaldini50. Per narrare la cronaca di quella magnifica festa, con oltre 150 tra soci e autorità militari e civili, occorre però fare un passo indietro perché il clou dello spettacolo - consistente in una gara di tiro al piccione - fu preparato con perizia, altrimenti in una terra di patrioti e cacciatori si sarebbe rischiato di fare brutta figura. In effetti i preliminari cominciarono già nel marzo e proseguirono sino alla gara ufficiale51. Alle otto del mattino del giorno della ricorrenza i trentacinque sfidanti si radunarono nel suggestivo viale prospettico che conduce alla villa e aprirono il "conflitto" con una poule americana che si aggiudicò il socio Cleto Boni; mentre al «gran tiro» si classificò il Maestro Giulio Mascanzoni (medaglia d'oro), l'Ing. Celso Boni (medaglia d'argento) e il Conte Cav. Pietro Gamba Ghiselli (medaglia di bronzo). In seguito si replicò con un'altra poule in cui però vinse un Ufficiale. Il premio, per chi uccideva più pennuti (un orologio reveil americano), messo in palio dal Presidente, il Conte Achille Rasponi, se lo aggiudicò, per l'ennesima volta, il Maestro Mascanzoni. Solo alla tre pomeridiane si diede il via al banchetto e, «quando si arrivò alla frutta», cominciarono i brindisi, seguiti dalle orazioni di rito sulla «concordia che tenne legati i soci tutti in mezzo alle agitazioni politiche» e si terminò «bevendo alla prosperità e alla durata perpetua della Società».

«Levate le mense si portarono tra palloni aerostatici innalzati, fuochi d'artificio e canti nel parco retrostante la villa ad ammirare la bellezza del luogo». Nell'occasione venne fatta coniare una medaglia d'oro, offerta dalla Direzione al Presidente. L'unico che non poté partecipare all'evento fu il Conte Lucio Rasponi Dal Sale, colpito da una bronchite ma presente «in ispirito».

Il quasi cinquantenne Conte lasciò a memoria dell'anniversario uno dei suoi tipici sonetti:
«Il solito Poeta sgangherato,
con una tosse che gli spezza il petto,
che l'ha ridotto quasi senza fiato,
vi manda complimenti in un sonetto.

Per Achille che il Circolo ha fondato,
pel buon Nadiani che vi dà ricetto,
per chi fu coi piccioni il più spietato...
per tutti, infin che sono al gran banchetto.

E non v'incresca ricordar col nappo,
quei cari che in effigie son presenti,
e che inghirlanda ben composto drappo.

Intanto voi adoperate i denti...
e pensate, strappando ai fiaschi il tappo,
che il Poeta ha di Tantalo i tormenti».52

Le gare di tiro al piccione coinvolsero a tal punto i Soci che le replicarono nei giorni successivi e, in seguito, decisero di fondare una Società pel tiro al piccione.53 Ma i volatili uccisi che fine fecero? Il buon capocuoco del Circolo, il Sig. Geremia Zoli, con grande pazienza, li cucinò aggiungendo anche quelli uccisi nelle gare preliminari e, con tanto di pane, li distribuì tra gli Asili infantili e il Ricovero Garibaldi.54

Nel giugno del 1893 il Sindaco Pio Poletti invitò i suoi colleghi italiani - che si trovavano nella vicina Forlì al Congresso dell'Associazione dei Comuni Italiani - a visitare la Città degli Esarchi. Per il loro arrivo organizzò un imponente rinfresco al Circolo, in quanto al gentile invito aderirono circa ottanta Sindaci e numerose delle loro consorti. La proverbiale ospitalità ravennate non si smentì neppure in questa circostanza.55

Dalla metà dell'Ottocento fino all'inizio del Novecento l'attività politica ed amministrativa della Città fu fortemente influenzata dalla determinante presenza, anche nel Consiglio Direttivo del Circolo, di forti personalità liberal-progressiste e anticlericali. Il Cav. Ing. Romolo Conti (1832-1909), Ingegnere Capo del Comune - che progettò il nostro cimitero monumentale e che si adoperò per la sistemazione e l'abbellimento di alcune parti della Città - fu il fondatore e primo Presidente del Consorzio Agrario.

Il Cav. Ing. Conte Luigi Guaccimanni (1832-1917), Presidente del Circolo dal 1892 al 1897, Sindaco di Ravenna, Ingegnere Capo del Genio Civile, che fu tra i maggiori promotori dello sviluppo commerciale del nostro scalo marittimo e che fu il Presidente della locale Società Nazionale Italiana55b con Vicepresidente il Conte Ferdinando Rasponi. Il Cav. Avv. Prof. Matteo Maggetti (1853-1916), Professore di Scienza delle Finanze presso il nostro Istituto Tecnico, che rinunciò a rappresentare Ravenna in Parlamento per favorire la candidatura del Conte Giulio Rasponi.

Il Cav. Avv. Pio Poletti (1846-1936), coraggioso combattente volontario nelle guerre d'indipendenza nazionale e nella Prima Guerra Mondiale, che fu Primo Massaro della Casa Matha e Sindaco di Ravenna. Il Cav. Avv. Silvio Guerrini (1841-1883), esponente della Federazione Democratico-Progressista, che fu Sindaco di Ravenna dal 1873 al 1876, negli anni degli arresti e del processo alla Setta degli accoltellatori. Il Prof. Sigismondo Romanini (1842-1922), che fu il Direttore dell'Accademia di Belle Arti. L'Avv. Alessandro Mascanzoni (1843-1923), combattente garibaldino a Bezzecca nel 1866. Il Sen. Cav. Avv. Pietro Gamba Ghiselli (1850-1903), Sindaco di Ravenna dal 1883 al 1886, poi nominato Senatore del Regno, il cui nome è legato a molte opere di bonifica del territorio, ma anche di beneficenza, specie durante l'epidemia colerica del 1886, quando aprì un lazzaretto nel suo palazzo, sotto la direzione della moglie Contessa Maria Collino. Tutti con una comune matrice di appartenenza alla Loggia massonica ravennate Dante Alighieri.

Note

Note
1 Per queste prime riunioni nel Ridotto del Teatro Alighieri, già concesso, nel gennaio 1849, come sede del «Circolo Popolare», v. Ravaldini, 1978, 75. 2 Miserocchi, 1927, 272-73. 3 Circolo Ravennate, in «L'Adriatico», a. I, n. 94, 26 gen. 1860. 4 Sull'aggregazione alla cittadinanza e al patriziato, richiesta nell'agosto del 1859 da alcuni compo nenti la «Commissione Municipale provvisoria», ma conferita solo l'anno successivo, v. Indirizzo per aggregare al ceto dei Nobili il Sig.r March.e Emanuele di Rorà Commissario Regio della Provincia, in ASCRa, Tit.XIII, Rub.2, a. 1859. Per l'erezione del busto scolpito da Alessandro Sarti Martelli, vd. Busto in marmo del Sig.r March.e di Rorà già Intendente Generale di questa Provincia, in ASCRa, Tit. II, Rub. 9, a. 1862. 5 Sull'iter e sulle finalità associative ivi riportate, vd. Istituzione del Circolo Ravennate in ASRa, Legazione Apostolica di Ravenna, Tit. XVIII, Rub. 15, a. 1860, b. 1481; e Società del Circolo, in «Diario di Ravenna per l'anno 1861», Ravenna 1860, 65. Anche la divisione dei membri del Club in due speciali categorie: gli «effettivi» e gli «abbonati», seppure con lievi sfumature, imitano lo Statuto torinese. A tal proposito rimandiamo al saggio di Anthony Cardozza, Tra casta e classe. Club maschili dell'élite torinese, 1840-1915, in «Quaderni storici», nuova serie 77, fasc. 2, agosto 1991, 363-88, e cfr. Ridolfi, 1966, 247-48. 6 Cronachetta locale, in «L'Adriatico», a. I, n. 103, 7 mag. 1860. L'inaugurazione della sede, prevista per il 1º maggio, fu rimandata al giorno 5, in quanto non erano ancora ultimati i lavori di adattamento dei locali, vd. Id., n. 97, 30 apr. e n. 102, 5 mag. 7 Ravaldini, 1984, 16. Cfr. Ridolfi, 1996, 248, 276 n. 182. 8 Statuto della Società del Circolo Ravennate approvato dalla Assemblea Generale dei Soci nella sua adunanza del 16 dicembre 1895, Ravenna 1896. Ogniqualvolta subentrava un nuovo Presidente si modificava lo Statuto, così fu il 1° agosto 1865 per il Conte Gioacchino Rasponi, il 1° agosto 1879 per il Conte Ugo Lovatelli Dal Corno, il 30 marzo 1882 per il Conte Achille Rasponi, il 16 dicembre 1895 per il Prof. Luigi Rava e, infine, nel gennaio 1907 per il Conte Giulio Rasponi. 9 Ai 68 Soci effettivi vanno aggiunti altri 28 Soci abbonati che, però, pagavano solo la quota mensile di £ 3. Cfr. Diario Ravennate per l'anno 1874, Ravenna 1874, 74. Mentre nel 1877 il numero dei Soci raggiunse le 110 unità, di cui 20 abbonati, vd. Diario Ravennate per l'anno 1877, Ravenna 1876, 61. 10 Il Circolo fu tra i primi utenti del telefono e di qualsiasi altra innovazione tecnologica; a tal proposito segnaliamo: Telefoni 1882-1920, in ASCRa, Buste speciali, n. 93. 11 Sul nuovo mandato del Conte, vd. Circolo Ravennate, in «Diario Ravennate per l'anno 1881», Ravenna 1880, 77. Nella funesta circostanza della sua morte, avvenuta il 22 maggio 1896, la Direzione del Circolo invierà una lettera di condoglianze al nipote, il Dr. Conte Giulio Rasponi, ricordandolo non solo come « uno dei suoi fondatori, ed il primo dei suoi Presidenti», ma anche come quello che «riprese e tenne l'ufficio finché la salute poté consentirglielo». Inoltre il sodalizio parteciperà all'accompagno funebre con il proprio labaro; cfr. Per il Conte Sen. Achille Rasponi, in «Il Ravennate-Corriere di Romagna», a. XXXIV, n. 121, 24 mag. 1896 e n. 122, 26 mag. 12 Alcuni anni dopo la fondazione del Club, il 25 aprile 1863, sorgerà in Città la Società della Sacca, che raccoglierà Cittadini di varia estrazione sociale, avente come «iscopo di formare una riunione di persone, che possono trattenersi in acconcio locale colla conversazione, con giochi e con ogni altro trattenimento utile e piacevole, non solo, ma di mantenere con vicolo fratellevole l'unione, l'alleanza e il rispetto a tutte le convinzione politiche liberali». In realtà la Società fu l'espressione "in basso" dell'ideale liberale; ad essa aderirono numerosi reduci dalle patrie battaglie. Il primo Presidente fu il patriota Cav. Augusto Branzanti, vd. Miserocchi, 1927, 273. Il 29 settembre 1889 il Circolo Ravennate sarà presente alla festa sociale della Sacca, dove, per l'occasione, fu inaugurato il busto in gesso del patriota, opera dello scultore Luigi Maioli. Cfr. La festa alla Società della Sacca, in «Il Ravennate-Corriere delle Romagne», a. XXVI, n. 228, 1 ott. 1889. 13 Ravenna, 2 ottobre , in «L'Adriatico», a. I, n. 229, 2 ott. 1860. 14 I RR. Principi a Ravenna, in «La Voce del Popolo», a. II, n. 220, 23 sett. 1861. 15 v. Il Circolo Ravennate, in «La Giovine Romagna», a. II, n. 140, 23-24 nov. 1878. 16 Cfr. «Il Ravennate» a. XX, n. 221, 30 ott. 1883. 17 Visita del Re a Ravenna, in ASCRa, Buste speciali, n. 104 I/II, a. 1888. Sull'adesione al corteo e sulla cronaca dell'evento, vd. «Il Ravennate-Corriere delle Romagne», a. XXV, n. 204, 31 ago.-1 sett. 1888 e n. 206, 1-2 sett. 18 Nei giorni trascorsi in Città il Duca d'Aosta (dall'11 al 13 e dal 16 al 19) alloggiò in Prefettura e, dopo aver ricevuto le Autorità locali, visitò i monumenti, la Biblioteca Classense, l'Accademia di Belle Arti e l'Ospedale. Assai significativa sarà la breve visita al Palazzo Rasponi-Murat, dove ammirò alcuni oggetti appartenuti a Napoleone I e altri cimeli e memorie storiche di Re Gioacchino Murat. Sul rinfresco, vd. «Il Ravennate-Corriere delle Romagne», a. XXIX, n.118, 17 mag. 1892 e «Il Faro Romagnolo», a. I, n. 111, 14 mag. 1892 e n. 114, 17 mag. 19 Per l'oblazione del Club al Comitato, vd. «Il Ravennate-Corriere di Romagna», a. XXXIII, n. 220, 14 sett. 1895. Per ironia della sorte, la nostra Provincia, terra di patrioti, di provetti cacciatori e di un'ottima scuola di tiro a segno, al concorso, come si dice in questi casi, fece cilecca e ritornò a mani vuote; mentre nella gara indetta dal Ministero della Pubblica Istruzione, il nostro Liceo-Ginnasio vinse la medaglia d'oro nella traduzione dei classici latini, vd. Id., n. 227, 22 sett. Sulla partecipazione al corteo cittadino, vd. Id., n. 224, 19 sett. 20 S.E. il Ministro Baccelli a Ravenna, in «Corriere di Romagna», a. XXXI, n. 263, 5 nov. 1895. Due anni dopo il Circolo ospiterà un altro Ministro dell'Istruzione Pubblica: il Sen. Conte Giovanni Codronchi, vd. L'On. Codronchi a Ravenna, in «Il Ravennate-Corriere di Romagna», a. XXXV, n. 265, 16 mar. 1897. 21 «Il Ravennate», a. VIII, 21 nov. 1871. 22 Cfr. rispettivamente «Corriere delle Romagne», a. I, n. 266, 4 nov. 1855 e Id., a. II, n. 451, 20-21 mag. 1886. 23 Per le riunioni tenute al Club, cfr. «Corriere delle Romagne», a. I, n. 105, 23-24 mag. 1885 e Id., a. II, n. 409, 1-2 apr. 1886; vd. anche «Il Ravennate», a. XXIII, n. 203, 1 sett. 1886. In realtà la prima corsa per dilettanti si svolse nel giugno del 1885 alla presenza di circa tremila spettatori. Tale entusiastica partecipazione fu il volano per accelerare il completamento della pista, dove attualmente si trovano i Giardini pubblici. L'epidemia colerica fu causa dell'interruzione di tali lavori che ripresero poi in tutta fretta con l'aiuto del locale Comando militare di divisione. Le corse di beneficenza che si svolsero il 5 settembre fruttarono la bella cifra di 1790, 93 lire, in seguito devoluta agli orfani delle famiglie colpite dal colera. Sull'evento, vd. Le corse di Beneficenza, «Il Ravennate», a. XXIII, n. 207, 6 sett. 1886 e Le corse di ieri e Corse di Beneficenza, in «Corriere delle Romagne», a. II, n. 543, 6-7 sett. 1886 e n. 544, 7-8 sett. 24 Cfr. Ridolfi, 1996, 248; 276, nota 179. 25 Entrando dall'ingresso principale del Palazzo, il Circolo aveva la sua sede sulla sinistra del piano terra, mentre gli uffici militari della Guarnigione erano al piano superiore; vd. Savini, 1905, 61. 26 Cfr. «Il Ravennate», a. XVII, n. 212, 28 ott. 1881 e Id. n. 72, 11-12 apr. 1884. 27 Cronachetta locale, in «L'Adriatico», a. I, n.2, 8 nov. 1860. Il Conte Simone Pacoret de Saint Bon (1828-1892), in seguito fece una brillantissima carriera nella Marina fino ad assumere la massima carica di Capo di Stato Maggiore. Inoltre, a lui si devono i primi studi per la creazione di un arsenale militare marittimo a Taranto che venne poi completato nel 1891 quando, Ministro per la Marina, creò a Taranto l'importante base navale. 28 Delle numerosissime cronache al riguardo, segnaliamo: «Il Ravennate-Corriere delle Romagne», a. XXVI, n. 54, 6-7 mar. 1889; Al Circolo Ravennate, in «Il Ravennate-Corriere di Romagna», a. XXXVII, n. 26, 1 feb. 1899; Al Circolo Ravennate, in Id., a. XXXVI, n. 36, 12 feb. 1895. 29 Circolo Ravennate, in «Il Faro Romagnolo», a. V, n. 676, 18 gen. 1896. 30 La lieta notizia, in «Il Ravennate-Corriere di Romagna», a. XXXIV, n. 27, 1 feb. 1896. 31 Festa di ballo al Circolo Ravennate in onore delle Forze Armate del Presidio, in «Corriere Padano», a. X, n. 268, 11 nov. 1934 e Id., n. 270, 14 nov.; cfr. anche: Una squadra di torpedinieri a Ravenna, in «Corriere Padano», a. VI, n. 280, 25 nov. 1930; Unità navali in visita a Ravenna, in «La Santa Milizia», a. XVI, n. 7, 13 feb. 1937. 32 Balzani, 2004, 134. 33 Poletti, 1924, 58. Sicuramente il Conte avrà provato lo stesso sgomento anche il giorno che a Ravenna fu festeggiata nella pubblica piazza e nelle sale del Circolo la presa di Porta Pia. A tal proposito: «Il Ravennate», a. VII, n. 135, 22 sett. 1870. 34 La Direzione del Circolo pubblicherà un manifesto celebrativo dell'illustre socio, ucciso da un suo contadino in una sua tenuta presso il Savio. Cfr. «La Giovine Romagna», a. IV, n. 118, 2-3 ott. 1880. 35 In «La Giovine Romagna», a. III, n. 54, 6-7 mag. 1879 e n. 56, 8-9 mag. 36 Per i funerali, cfr. «Il Ravennate», a. XIV, n. 117, 11 sett. 1877 e ss.; per le successive commemorazioni vd. Ieri mattina, in «La Giovine Romagna», a. III, n. 108, 11-12 sett. 1879; Id. , a. IV, n. 109, 11-12 sett. 1880. 37 Lo sfarzo degli arredi e il servizio fornito erano paragonabili al Pedrocchi di Padova, al Doney romano o al bolognese Caffè San Pietro. Per tali motivi, a Ravenna, era denominato il "Caffè dei Signori", al pari del "Circolo dei Signori". Cfr. Il Pedrocchi di Ravenna!, in «Il Faro Romagnolo», a. III, n. 466, 27 gen. 1894; Silvestrini 1995, 14. Nel 1860, quando il locale era gestito dalla famiglia Babacci, il proprietario Ferdinando fu il caffettiere del Circolo, a riguardo, vd. ASCRa, Tit. IV, Rub. 9, a. 1861. 38 Cfr. «Il Ravennate», a. XVIII, n. 201, 13 ott. 1881. Il Circolo, nell'aprile del 1885, ospiterà nelle sue sale un altro illustre viaggiatore, il Conte Luigi Pennazzi che fu al seguito delle avventure di Romolo Gessi, cfr. «Corriere delle Romagne», a. I, n. 58, 6-7 apr. 1885. 39 Al riguardo ci si limiterà a segnalare solo i riferimenti alla prima commemorazione e all'ultima: Ancora sui funerali di Russi, in «Il Ravennate-Corriere di Romagna», a. XXVII, n. 237, 10 ott. 1890 e Per il Xº anniversario della morte di A. Baccarini, in Id., a. XXXVIII, n. 228, 4 ott. 1900. 40 L'inaugurazione di una lapide ad A. Baccarini, in «Il Ravennate-Corriere di Romagna», a. XLVI, n. 10, 14 gen. 1908. 41 Cfr. Fra amici, in «L'Eco di Ravenna», a. I, n. 62, 21 ott. 1876; «Monitore delle Romagne», a. IV, n. 25, 28 mar. 1877. 42 Cfr. «Il Ravennate», a. XI, n.16, 7 feb. 1874. 43 Cfr. Ibid. 44 Cfr. Id., a. XV, n. 68, 5 apr. 1878. 45 Ricordiamo che il quotidiano degli agrari, «Il Ravennate», già dal 1869 aveva aperto una rubrica dettagliata sulle feste carnevalesche cittadine, le quali si tenevano nei teatri, nei palazzi nobiliari e nelle residenze di molte società ricreative, senza mai menzionare quelle del Club. Soltanto nel 1881, dopo la cessazione del giornale liberal-progressista «La Giovine Romagna», che nei due anni precedenti ne aveva riportato cronaca, inizierà il racconto di quelle del club. Sulla prima festa, cfr. «La Giovine Romagna», a. III, n. 9, 21-22 gen. 1879. 46 Nei fiumi d'inchiostro che si sono versati per descrivere tali feste mondane, proponiamo solo alcune delle descrizioni più significative, quali: Al Circolo Ravennate, in «Il Ravennate-Corriere di Romagna», a. XXXIII, n. 42, 19 feb. 1895; La «soirée» di Lunedì al Circolo Ravennate, Id., a. XLIII, n. 55, 9 mar. 1905. Memorabile, però, fu la festa sociale in maschera in cui lo scultore U. Pinzauti, coadiuvato dai giovani pittori B. Guberti e P. Casadio, creò una suggestiva scenografia con l'erezione di una pagoda cinese, cfr. La festa sociale al Circolo Ravennate. Otto ore in Cina, in «Corriere Padano», a. IV, n. 38, 14 feb. 1928. Il Maestro Riccardo Garavini, citato nel versetto, fu un esperto nel disegnare complesse e coreografiche quadriglie di ballo (poi soppiantate dall'avvento del foxtrot), al punto che non si poteva fare a meno di lui, tant'è che un poeta locale lo immortalò con la suddetta canzoncina. Cfr. Poletti P., Episodi e ricordi nel Teatro Rasi quando si chiamava Filodrammatico, in «Corriere Padano», a. VIII, n. 292, 9 dic. 1952. 47 Presumibilmente l'affresco del Corazza può essere quello della volta che ancora si ammira nella sala in angolo tra le vie P. Costa e G. Rossi, cfr. «Il Ravennate-Corriere di Romagna», a. XXVI, n. 6, 8-9 gen. 1889. Del Piazza, invece, sappiamo che dipinse alla maniera rococò, una gloria di angeli musicanti contornati da fasce arabescate floreali; cfr. «Il Ravennate-Corriere di Romagna», a. XXXIV, n. 254, 30 ott. 1896. 48 Cfr. Il ricevimento al Circolo Ravennate in onore della Signorina Krusceniski, in «Il Ravennate Corriere di Romagna», a. XLIII, n. 125, 31 mag. 1905. In realtà gli artisti venivano invitati al Club anche durante la stagione lirica invernale, cfr. Id., 28 feb., 1905. 49 La matinée al Circolo Ravennate, in «Il Ravennate-Corriere di Romagna», a. XLV, n. 30, 5 feb. 1907; cfr. anche «Il Comune di Ravenna», a. 1934, 17 feb., 124. 50 Il Nadiani Monaldini sposò la Contessa Licinia Fattiboni, vedova del Conte Giuseppe Ginnasi, che gli portò in dote le proprietà e il casato Monaldini. 51 Cfr. Tiro al piccione, in «Il Ravennate», a. XII, n. 64, 25 mar. 1885; Id., n. 92, 28 apr. 52 XXV anniversario del Circolo Ravennate, in «Corriere delle Romagne», a. I, n. 91, 9-10 mag. 1885. Quel buontempone del Conte fondò, con altri buontemponi, una singolare Società, battezzata con il nome di "Filopaperi", il cui scopo era quello di riunirsi e improvvisare sagaci versetti, cfr. Modoni Georgiu, 1986, 44. 53 Cfr. La Piccioneide, in «Corriere delle Romagne», a. I, n. 99, 17-18 mag. 1885. 54 Cfr. «Il Ravennate», a. XXII, n. 107, 1 3 mag. 1885, n. 110, 18 mag. e n. 111, 19 mag. Ometteremo, per la complessità del calcolo algebrico, il numero assai elevato dei pennuti sterminati. 55 ASCRa, Buste speciali, n. 96/I, Associazione dei Comuni (1892-1919). Sulla cronaca della visita, vd. «Il Radicale», a. III, n. 80, 25 giu. 1893. 55b "La Società Nazionale Italiana" è stata un'Associazione nata a Torino nel 1857, ispirata da Cavour, con l'obbiettivo di fornire un'organizzazione di sostegno al movimento di unità nazionale attorno al Piemonte, diffusa clandesinamente negli Stati pre-unitari italiani. Essa ebbe come Presidente il patriota veneziano Daniele Manin, come Vicepresidente il Generale Giueppe Garibaldi, come Segretario il patriota siciliano Giuseppe La Farina.